Video aziendale: come scegliere l’approccio narrativo giusto

Un vasto numero di aziende di piccole e medie dimensioni sta aumentando in maniera consistente i propri investimenti in video marketing, risorsa sempre più efficace per dare visibilità e appeal a un marchio. Perché la campagna abbia successo, però, serve un approccio alla narrazione risoluto, che tiene conto dell’identità del marchio, del suo target e degli obiettivi prefissati. I possibili stili narrativi e format a disposizione del creativo sono diversi, ognuno funzionale allo scopo in modo differente. Quale fa al caso tuo?

Umorismo

L’umorismo è una carta vincente ma anche un’arma a doppio taglio: una clip divertente e magari capace di fornire uno spunto di riflessione alimenta la viralità meglio di qualunque altro contenuto. L’intento comico però è non è semplice da ottenere e il rischio di cadere nel già visto è concreto.

Commozione

Lo dicono in molti, da sempre: è molto più facile fare piangere che fare ridere. Attenzione però: fare leva sull’emozione è giusto e funzionale ma è anche una missione delicata: il pubblico deve percepire che il contenuto è sentito e il messaggio ben studiato, altrimenti si finisce con l’essere accusati di strumentalizzare i sentimenti.

Utilità

C’è poi il filone di chi si pone, attraverso video aziendali chiari su argomenti specifici, nelle condizioni di svolgere un servizio di utilità per gli utenti; è il caso dei tutorial e delle video-guide, un format apprezzabile perché si dimostra dalla parte del consumatore e delle sue problematiche. L’azienda, inoltre, vede rafforzata la sua autorevolezza poiché, mettendo la propria professionalità al servizio dell’utente, la mostra in tutta la sua efficienza.

Shock

La tecnica dello shock, ma anche quella della polemica, è sempre un po’ borderline e il confine tra il trionfo assoluto e la debacle totale è labile. L’intento scioccante è forse il più intenso ed emotivamente coinvolgente ma le reazioni che ne seguono possono essere del tutto imprevedibili e sortite persino l’effetto opposto a quello sperato, attivando la rimozione e il rifiuto del ricordo.

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