Elena Molini e la sua “Farmacia letteraria” (22 mila follower su instagram e oltre ventimila su Facebook)

Roma, 19 maggio – L’emergenza Covid-19, con il suo impatto drammatico e improvviso sulle vite di tutti, ha fatto toccare con mano – una volta di più – come le malattie, quali esse siano, producano inevitabili conseguenze nel vissuto di una persona e  nella sua sfera psichica. Curare, prendersi cura, dunque, non è – nè mai può essere – soltanto interessarsi del corpo, ma anche dell’anima di chi è alle prese con una malattia, come sa bene ogni professionista della salute, farmacisti compresi, che da dietro i loro banconi dispensano abitualmente più rassicurazioni e consigli che prodotti.

La verità anche banale di questo assunto, in questi mesi in cui oltre che con l’impatto diretto di Covid-19  ognuno di noi ha dovuto fare e fa i conti con le paure che ogni epidemia porta con sè, ha riacceso inevitabilmente i riflettori su una piccola esperienza già in passato balzata all’attenzione delle cronache, e che proprio nell’assunto in parola ha trovato la sua ispirazione e scaturigine: si tratta della “Piccola farmacia letteraria”, minuscola libreria indipendente aperta a Firenze da Elena Molini  (nella foto), 37 anni e un master in editoria, che in uno dei Paesi avanzati con uno tra i più

Piccola Farmacia letteraria di Firenze
bassi indici di lettura ha avuto il coraggio di dare vita a un negozio di libri di nemmeno 40 metri quadri, lontano dal centro, nel quartiere Gavinana, lasciando il suo precedente lavoro nel bookshop di una grande catena (quelle, per capirci, che nel nostro Paese hanno cannibalizzato il mercato dei libri, già asfittico di suo).

L’intuizione di Elena, che ha fatto subito proseliti nel resto del Paese, è stato appunto quello di puntare sul potere terapeutico dei libri, di usare la letteratura per curare lo spirito, ma anche il corpo. Convinta delle proprietà curative dei libri, la libraia li “dispensa” accompagnandoli con tanto di bugiardino, con le avvertenze per l’uso, la posologia ed effetti collaterali. A redigerli è lei stessa, previa periodica, regolare consultazione con tre  amiche coinvolte nel progetto: una psicologa e due psicoterapeute. Non si parla di trama, ma semmai si forniscono informazioni per indagare le emozioni e gli stati esistenziali contenuti nel libro, sulla base dei quali – dopo una breve valutazione dello “stato di salute” del lettore e delle sue necessità – Elena suggerisce quel “rimedio” e non un altro. Il suo armamentario teraputico di parole raccoglie libri che coprono 95 tra stati d’animo e sentimenti. Anche se,  “dispensandoli”, la libraia non dimentica mai un’avvertenza che vale sempre, anche nelle farmacie vere: non tutti i farmaci funzionano, nè tutte le terapie fanno guarire.

L’esperienza della libraia fiorentina ha subito superato i confini del capoluogo toscano e, grazie al suo sito (www.piccolafarmacialetteraria.it) e soprattutto ai social (dove La farmacia letteraria vanta più di 22 mila follower su instagram e oltre ventimila su Facebook). E gli epigoni non hanno tardato a farsi vivi: molti sono coloro che hanno contattato Molini per aprire analoghe “farmacie di libri” in altre città. L’esperienza è anche diventata un libro di successo, edito da Mondadori. Il titolo, inevitabilmente, è La farmacia letteraria  e l’indicazione contenuta nel suo bugiardino, “Per i sogni che si realizzano”, è più che sufficiente a fornire una buona ragione per acquistarlo e leggerlo.

Rientra sicuramente nel novero delle “cure” più riercate in questo periodo nella bottega di libri della Molini: Covid, racconta la libraia, ha inevitabilmente prodotto un impatto sulle richieste di terapie letterarie e se, prima dell’arrivo del coronavirus, andavano molto i  libri utili ad aumentare l’autostima e contro il mal d’amore, oggi le richieste riguardano soprattutto libri divertenti, utili a “staccare” la mente. “Alcuni hanno sviluppato il blocco del lettore”  precisa Molini, “e vogliono solo libri leggeri. Ma continuano ad andare per la maggiore i libri per cambiare vita, storie che parlano di sogni. Perché anche adesso alla gente piace sognare”.

Più che comprensibile, quando la realtà viene travolta da uno tsunami come Covid-19. Così come più che comprensibile che proprio in questi frangenti una storia giusta, al momento giusto, possa essere d’aiuto a tornare a sentirsi bene.

FONTE: rifday.it
immagine: facebook.com

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