Intervista a Giuliano Frosini. Direttore Public Affairs Terna

L’Italia in predicato di diventare hub del gas, ma perché no, anche elettrico. Un sistema che ha bisogno di infrastrutture di rete per la gestione del boom rinnovabile e abbattere i costi elettrici zonali. Giuliano Frosini, direttore divisione Public Affairs di Terna, ne parla con “Elementi” e lancia una proposta: le amministrazioni che si oppongono alle opere si assumano la responsabilità di dire ai cittadini che in quei territori l’energia costerà di più.

E: Calo dei consumi, overcapacity, crisi economica: quali le prospettive per il sistema elettrico?

GF: Dal 2003 è iniziato un percorso di crescita infrastrutturale sia sul versante della generazione sia su quello della rete di trasmissione, che ha contribuito ad aumentare la sicurezza elettrica del Paese: oggi disponiamo di una capacità installata di oltre 120 mila MW, più che doppia rispetto alla domanda alla punta. Quindi, se continuiamo a importare energia è solo perché all’estero costa meno. Le sfide sono molteplici: risparmio ed efficienza energetica, sviluppo sostenibile, riduzione dei costi per imprese e famiglie. Occorre riequilibrare il mix di combustibili per la produzione di energia elettrica, oggi troppo sbilanciato sul gas, puntare sul carbone pulito e sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Inoltre, dobbiamo continuare a sviluppare infrastrutture, ambientalmente sostenibili e tecnologicamente avanzate.

E: Servono infrastrutture reali, ma spesso c’è il freno della burocrazia o della sindrome Nimby: come superare l’impasse?

GF: Noi oggi abbiamo un meccanismo di mercato tale per cui il prezzo dell’energia è unico in tutto il Paese, calcolato come media dei prezzi zonali. Ora, se c’è un prezzo unico nazionale, allora si deve anche poter decidere dove è più necessario fare le opere. Se, invece, in nome del federalismo le amministrazioni si oppongono alle opere fino al punto di bloccarle, allora ritengo che debbano assumersi anche la responsabilità di chiedere a cittadini e imprese di quei territori se sono disposti a pagar di più l’energia. Esempio concreto il caso dell’elettrodotto Sorgente Rizziconi tra Sicilia e Calabria, opera già autorizzata e in corso di realizzazione ma soggetta a contestazioni locali, il cui ritardo è già costato agli italiani oltre 3 miliardi e mezzo di euro.

E: La diffusione delle rinnovabili, in particolare eolico e fotovoltaico, sta trasformando il paradigma della rete elettrica. Quali le mosse di Terna di fronte al nuovo scenario?

GF: La rapida crescita delle rinnovabili – da 1.000 MW installati nel 2005 ai quasi 25.000 MW a fine 2012 – ha avviato una fase di trasformazione importante del nostro sistema energetico, ma non senza problemi: dall’eccesso di produzione rispetto ai consumi a livello locale, all’esigenza di un elevato e flessibile livello di riserva per bilanciare la variabilità dei livelli di produzione. Terna ha proposto varie azioni per integrare le rinnovabili nel sistema: il rafforzamento, il controllo e il monitoraggio della rete, con investimenti nell’automazione del mantenimento dell’equilibrio fra domanda e offerta; la gestione coordinata delle reti di trasmissione e distribuzione; l’adeguamento del parco di generazione da fonti rinnovabili. Inoltre, abbiamo già investito 1,3 miliardi di euro per il pieno sfruttamento delle rinnovabili e ne sono previsti ulteriori 2,5 entro il 2016 per far evolvere la rete elettrica in sincronia con questo nuovo sistema.

E: Italia “hub del gas”, ma potrebbe anche diventare “hub elettrico”. E’ ragionevole questa prospettiva?

GF: L’Italia per la sua posizione geografica è certamente candidata al ruolo di hub elettrico del Mediterraneo. In un’ottica di mercato europeo dell’energia, infatti, l’obiettivo è realizzare una rete più diffusa e integrata tra i Paese, compresi quelli del Nord Africa. Terna ha già previsto di incrementare le interconnessioni con gli Stati confinanti: alle 22 “autostrade dell’energia” che oggi collegano l’Italia a Svizzera, Francia, Slovenia, Austria e Grecia, presto se ne aggiungeranno altre, di cui una con il Montenegro e un’altra con la Francia. In un recente Piano di Sviluppo rientra, inoltre, l’interconnessione con la Tunisia, di fatto il primo collegamento elettrico tra Italia e Nord Africa.

E: Terna, quindi, guarda all’estero.

GF: Le interconnessioni transfrontaliere sono un fattore strategico per accrescere la sicurezza del sistema elettrico nazionale e internazionale, diversificare il mix dei combustibili, diminuire la dipendenza da un numero ristretto di Paesi fornitori di energia e ridurre i costi per cittadini e imprese. Con i nuovi progetti, l’Italia potrà incrementare la capacità di interconnessione di ulteriori 3.000-5.000 MW: quando l’energia in Italia costerà meno, il Paese potrà diventare esportatore strutturale di energia, in misura maggiore rispetto ad ora, con importanti benefici per i produttori nazionali. Potremo giocare un ruolo centrale nel “sistema Europa” con una strategia mirata alla realizzazione nel tempo della Super Smart Grid, che consentirà di trasmettere in Europa l’energia “verde” prodotta in Medio Oriente e Nord Africa.

FONTE: Terna

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